Giovedì 10 marzo 2022 i volontari della Rete di Famiglie dell’Unione dei Comuni del Distretto Ceramico hanno partecipato a un incontro di formazione con la dott.ssa Daria Vettori, psicologa e formatrice, sul tema del rapporto della relazione con i soggetti fragili che vengono seguiti dai vari percorsi di sostegno.
Di seguito il resoconto della dott.ssa Vettori.
Nell’incontro di formazione del 10 marzo mi era stato chiesto di affrontare il tema del rapporto tra il volontario e le famiglie che hanno bisogno.
Ho scelto di lavorare su questi temi attraverso la storia di una famiglia in difficoltà. Il confronto diretto con la storia, le emozioni che ha provocato nei partecipanti, ci ha consentito di arrivare a comprendere alcuni aspetti fondamentali della relazione di aiuto.
Abbiamo compreso come le relazioni d’aiuto seguono regole non “naturali”, nel senso che la spontaneità pur essendo fondamentale, risulta essere di fatto insufficiente a garantire l’efficacia di tali esperienze. Le famiglie devono avere l’opportunità di riflettere sulle proprie risorse e sui propri limiti, sui “pre-giudizi”, sulla capacità di costruire relazioni e di affrontare crisi e cambiamenti.
Il “conosci te stesso” aiuta, non solo a comprendere il motivo per cui ci avviciniamo ad esperienze di aiuto (qual è il nostro bisogno), ma anche a comprendere come a volte il nostro desiderio di prenderci cura dell’altro non è basato sull’ascolto del suo bisogno profondo, ma piuttosto sul nostro desiderio di “riparare” o essere “buoni”.
Per esempio, a volte è meglio dire un no (non ti do soldi, non ti sostituisco in questa cosa, non compro cose ai tuoi bimbi, ecc), piuttosto che agire un comportamento che apparentemente risponde ad una richiesta della famiglia o ad una sua necessità, ma in realtà rischia di provocare una rottura nella relazione o di rinforzare certi comportamenti “disfunzionali” della famiglia. Oppure a volte la nostra rabbia o la nostra resistenza nasce dal fatto che utilizziamo come riferimento la nostra storia e le nostre esperienze familiari o di relazione.
Abbiamo riflettuto sul fatto che chi si avvicina al progetto Reti dovrebbe imparare a conoscere le dinamiche tipiche di relazioni in cui esiste un “patto educativo”, e dunque le regole non sono dettate solo da chi vi partecipa, ma anche da terzi (Servizi, Associazioni, scuola, parrocchia, ecc) che spesso hanno un ruolo di regia e sostengono, ma anche che determinano un’ulteriore complessità. Ogni intervento di sostegno prevede l’incontro di linguaggi e punti di vista, con tempi e modi differenti.
Porsi in una relazione d’aiuto significa anche doversi confrontare con le resistenze e le fatiche di chi non vorrebbe trovarsi nella condizione di bisogno, e preferirebbe trovarsi in una dimensione più paritaria. Sostenere una famiglia, vuol dire essere in grado di ascoltarla, di valorizzare le sue risorse e aiutarla a riconoscere, nel rispetto della sua storia e delle sue emozioni, quelle dinamiche che possono essere nel tempo divenute disfunzionali all’interno della famiglia stessa e nei confronti dei contesti in cui questa si trova inserita.
La grande ricchezza di Reti sta nel fatto che esiste un gruppo con il quale confrontarsi rispetto ai momenti critici e alle domande che ogni soggetto coinvolto può trovarsi a vivere. Non vi sono risposte preconfezionate, ma la condivisione di esperienze e la possibilità di raccontare ad altri ciò che si sta vivendo produce “fisiologicamente” uno spostamento dall’emotività al pensiero, cosa fondamentale per arrivare a comprendere come può essere più funzionale muoversi in ogni situazione. La famiglia che sostiene dovrebbe, a sua volta, essere in grado di “chiedere aiuto”, di riconoscere le proprie fatiche e affidarsi ad altri in grado di aiutarli a riconoscere impasse comunicativi, resistenze interne al cambiamento e la propria responsabilità nella crisi.
Inoltre, la scommessa di questo progetto consiste anche nel riuscire, una volta realizzato l’incontro e portato avanti il “patto”, ad arrivare a una naturalità e a un’integrazione delle reti, che necessita di un forte accompagnamento, e una capacità di attivare cambiamenti su di sé e nell’altro.