Etica del prendersi cura, l’impegno quotidiano di migliorare la propria vita e quella degli altri
“Tutti possiamo accendere intuizioni di bene e tracce di vita”
L’incontro con l’altro è un avvenimento casuale, fatalmente due destini si intrecciano e, proprio al centro di questi, avviene la magia dell’incontro. Nel momento stesso in cui incontriamo l’altro siamo in grado di scoprire qualcosa in più di noi stessi e, al contempo, abbiamo la possibilità di cambiare e costruire qualcosa in noi stessi.
Se ci si sofferma a riflettere sul miracolo che l’incontro implica, sarà facile scorgere la possibilità di miglioramento che può derivare ogni volta dalla nuova conoscenza.
Si ha davvero la possibilità di fare qualcosa di buono per l’altro e per noi, tutti possiamo accendere intuizioni di bene e tracce di vita nel momento dell’incontro e questa è la più bella delle eventualità possibili. Abbiamo la possibilità rinnovata nell’incontro di scegliere come agire nei riguardi dell’altro, possiamo proseguire il nostro percorso noncuranti oppure possiamo decidere di fermarci e tendere una mano.
L’umanità si palesa proprio in questo: comprendere la situazione dell’altro e dare uno spunto di aiuto, un’intuizione di bene. Del resto siamo tutti bisognosi di aiuto e siamo tutti alla ricerca di tracce di vita.
L’incontro nel quale io scelgo di aiutare mi porta alla relazione di aiuto che si instaura tra me e l’altro, l’altro bisognoso del mio sapere e delle mie energie in quel momento. In questo quadro, chi è nel ruolo di aiutante necessita di alcuni ingredienti essenziali affinché vi sia una giusta riuscita:
- Ascolto: attitudine ad affinare la propria sensibilità per accogliere il mondo dell’altro
- Empatia: immergersi nel oggettivo dell’interlocutore partecipando alla suaesperienza con tutta la profondità possibile e comunicando tale comprensione.
- Condivisione: comunicare i propri vissuti e confrontarsi con altri adulti sul proprio modo di arrecare aiuto accettando la messa in discussione ed il confronto.
Questi sono gli atteggiamenti che identificano la cultura dell’accoglienza pensata e impegnata a sostenere percorsi personali e di gruppo. La particolarità di queste qualità si riscontra nell’accogliere e nell’accompagnare, rispettivamente il piano dell’essere e il piano dell’agire.
Accogliere vuole dire orientare se stesso verso l’altro, aprirsi ad una relazione coinvolgente, responsabilizzante e impegnativa. Accogliere l’altro significa abbracciarlo intensamente in tutte le sue qualità, difficoltà, bisogni, bellezze e debolezze estendendosi dal dare giudizio.
Accompagnare evidenzia la dimensione cronologica del viaggio insieme. La decisione di stare affianco all’altro nonostante le difficoltà e gli ostacoli del cammino; essere presenti e sostenere l’altro nel momento in cui l’altro cerca un appiglio sicuro e stabile a cui aggrapparsi.
Questa è la riflessione sul discorso inerente all’”Etica del prendersi cura. L’impegno quotidiano di migliorare la propria vita e quella degli altri” che è stato esposto il 25 maggio, dal relatore Giuliano Stenico, nella giornata di formazione dei volontari dell’associazione Reti di Famiglie Accoglienti Unione Terre d’Argine.
Un bellissimo punto di partenza per poter approfondire il concetto di un’etica del prendersi cura, e per poter riflettere e dare grande significato alla piccola azione quotidiana dell’agire in aiuto di qualcuno. Non deve essere scontato né tantomeno sminuito il lavoro del volontario ma anzi, deve esistere una formazione adeguata, devono esserci concetti chiari, deve essere valorizzato al massimo il lavoro del volontario. Ma ancora, deve essere creata un’etichetta precisa per chi altruisticamente sceglie di mettersi a nudo davanti al bisogno dell’altro, che diventa al contempo bisogno mio, in un costante rilancio di senso di umanità… l’etica del prendere cura.