Reti di famiglie accoglienti è una modalità innovativa per approcciare in gruppo il tema dell’accoglienza familiare attraverso i valori dell’unione e della condivisione. L’obiettivo è ridurre alcune fragilità familiari del territorio, specialmente per i soggetti più deboli, come i minori, attraverso l’accoglienza e la prevenzione.
I gruppi Reti si diramano sul territorio delle Terre d’Argine organizzando momenti di formazione, supporto e condivisione per chi è volontario, diffondendo la cultura dell’accoglienza e dando conforto a chi accoglie.
Un gruppo di volontari che collabora con i Servizi Sociali e le Associazioni del territorio per aiutare le famiglie in difficoltà sopperendo a svariate necessità: trasporto a scuola per i bambini, passaggio per il genitore a fare la spesa, accoglienza dei minori in orari in cui il genitore lavora, etc.
Paola, una volontaria del gruppo Reti di famiglie accoglienti di Carpi, attualmente sta seguendo una mamma sola con un bambino piccolo seguita dall’Associazione Vivere Donna. L’aiuto è quello di darle supporto tenendo il bambino per qualche ora la domenica, dalla mattina a metà pomeriggio circa, per permetterle di uscire e integrarsi. “Questo progetto - racconta Paola - era infatti partito come sostegno affinché potesse avere un po’ di tempo per sé, per creare legami sociali e stringere relazioni visto che è sola”.
Tempo addietro Paola ha seguito un caso analogo “c’era una mamma - continua Paola - che viveva chiusa in una stanza con i suoi figli due bambini piccoli e un adolescente, l’obiettivo era proprio quello di farla uscire; darle l’opportunità di costruire legami sociali per riequilibrare la propria vita interagendo con la comunità”.
In diverse situazioni ci sono più volontari che collaborano sullo stesso progetto di aiuto, dividendosi le mansioni e alleggerendo il carico di impegno se la situazione richiede un grosso impegno. “Io mi trovo molto bene - conclude Paola - tutte le persone che fanno parte del gruppo Reti amano mettersi in gioco. Il clima che si respira è bello perché nessuno si sente giudicato o giudica ma, anzi, c’è una grande voglia di cooperare per creare delle situazioni di integrazione e di agio per chi sta vivendo un momento di difficoltà”.